Collegato ad altre analoghe realtà e, in primo luogo, alla Associazione Amici di Cesare Brandi, l’Archivio funziona come centro informativo specializzato nel restauro dei Beni Culturali.
Al momento esso può contare sulla Biblioteca del prof. Giuseppe Basile, costituita da circa 930 volumi tra pubblicazioni specialistiche e didattiche nel campo, in italiano e anche in lingua straniera.
Abbiamo avuto la fortuna di condividere un percorso culturale, politico e umano - il Museo delle Migrazioni di Lampedusa - con un grande uomo del nostro tempo, Giuseppe Basile: una persona che possedeva le grandi doti dell'ascolto e della curiosità intellettuale. Queste attitudini erano la sua essenza più profonda ed egli ha saputo trasmetterle con semplicità ad un progetto fondato sul rispetto dell’alterità e delle molteplici voci del nostro presente.
Non ricorderemo qui le sue qualità di restauratore e studioso dell'Arte, lo faranno nel corso del tempo e in spazi più idonei, soggetti più autorevoli di noi.
Vorremmo però restituire un volto del Prof. Basile, fuori dalle stanze accademiche e dai discorsi specialistici, che riteniamo di aver conosciuto in questa sua ultima e appassionata avventura nei territori dell’incontro culturale e umano.
Crediamo che il lavoro svolto dal Prof. Basile possa essere raccontato a più livelli; i suoi interessi e le sue azioni hanno di gran lunga superato il restauro, anche se da tale attività e dal suo studio è forse derivata quella predisposizione mentale che contraddistingueva ogni suo atteggiamento tanto nella vita, quanto nella sua professione: una forma mentis fondata sull’attenzione, sull’analisi, sul rispetto del lavoro e delle posizioni degli altri, chiunque essi fossero, come tutti noi che siamo stati suoi compagni di viaggio pur nella differenza dei nostri percorsi.
L’attenzione che poneva in tutte le conversazioni, la gentilezza e la serietà con cui affrontava ogni argomento o problema si presentasse. Ascolto e serietà, doti rare di questi tempi, ma anche tanta gioia ed entusiasmo nel prendere in mano le redini di un progetto partito dal basso, su iniziativa di una realtà giovane come l’associazione Askavusa, molto distante dal mondo Accademico o scientifico cui il professore era più avvezzo. Proprio questa fiducia nei giovani e nelle loro idee, insieme alla capacità di coordinare e unire progettualità diverse sotto un unico ideale e un metodo condivisi, costituivano il profilo dell’uomo che più ci ha colpito e che vogliamo oggi ricordare. Forse perché egli incarnava ad un tempo la grande sapienza e tecnica rinascimentale insieme alla passionalità, a volte irrazionale, dei sud del mondo; forse per quella grande volontà di stare allo stesso momento vicino alla bellezza dell'arte e alla disgrazia degli ultimi della terra: un uomo di questo spessore culturale ed umano ha scelto, come suo ultimo sforzo, di prodigarsi con tutto l’impegno possibile per dare la giusta spinta al Museo delle Migrazioni di Lampedusa.
Consideriamo quest’atto un grande testamento per l'Italia intera; in questo momento della nostra storia in cui il livello politico e culturale del Paese è di una bassezza sconfortante, in cui il razzismo e la volgarità ad esso connessa stanno caratterizzando i messaggi mediatici e i comportamenti della classe politica, il lavoro del Prof. Basile assume una importanza ancora maggiore. Se l'uomo che ha restaurato i maggiori capolavori dell'arte mondiale ha scelto di spendersi fino all’ultimo per mantenere viva la memoria di un presente che sta accadendo oggi, ogni giorno, nel Mediterraneo, una memoria fatta di oggetti di uso quotidiano, come di documenti e ricordi privati, è necessario riflettere con più serietà sul ruolo della cultura nei confronti della storia. Dall’arte di ogni tempo ci arriva oggi un messaggio di testimonianza che ci induce ad attribuire un peso fondamentale anche a ciò che arte non è ma che merita altrettanta cura e attenzione conservativa.
Ci piace pensare che l'ultimo tentativo di restauro del Prof. Basile sia quello sulle coscienze dei cittadini e delle cittadine di questo paese ammalato di egoismi e in una profonda crisi culturale. Lui era il più giovane di tutti noi, che lo siamo anagraficamente, il suo entusiasmo e la sua lucidità ci guideranno per molto tempo, e immaginiamo che se un al di là esiste, allora di sicuro Giuseppe Basile sarà lì a meditare come potere essere ancora utile all’umanità come lo è stato qui.
Grazie Pippo.